Breve storia di un editore indipendente

  • Posted on
  • Posted in Appunti
successivamente inserita come postfazione nel libro
"BUON TEMPO. 7 racconti per 7 giorni della settimana"
Edizioni Haiku, 2022 

2010

La casa editrice Haiku (non si è mai capito se Haiku Edizioni o Edizioni Haiku) nacque ufficialmente nel 2010, dalla passione condivisa per la scrittura e dall’amicizia fra me e Flavio (Carlini).

In principio fu la periferia romana, la Facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata che allora frequentavamo. Il nome che abbiamo scelto (suggestione di una canzone di Battiato) non aveva in sé alcun senso, se non il fascino esotico di qualcosa di bello, d’irraggiungibile e forse di là da venire. HAIKU. Cinque lettere, ripetevo, suona bene.

Il logo lo disegnò Flavio partendo da un tribale che avevo trovato. Dalla rielaborazione uscì fuori uno strano animaletto: forse una scimmia, forse una lucertola… Qualche anno più avanti decidemmo fosse un geco.

Il nostro primo costosissimo sito era color rosa shocking e aveva una grafica a scorrimento per i titoli in home davvero dozzinale. Tutto sommato, avremmo dovuto capirlo sin da subito: avevamo tutti gli elementi per non funzionare.

Eravamo per di più due filosofi squattrinati e incasinati… Per ovviare al problema economico trovammo comunque la soluzione del digitale: l’ebook. Pubblicavamo i capitoli dei libri a puntate (convertendo i file in tutti i formati allora in commercio). Oggi ci sono piattaforme come WattPad, e l’idea era simile a quella utilizzata per le serie-tv da Netflix; senza neanche saperlo, avevamo creato davvero una casa editrice rivoluzionaria: tecnologica e all’avanguardia.

Decidemmo di promuovere soltanto la narrativa e suddividemmo il catalogo in quattro collane tematiche: jazz (di colore verde), blues (di colore blu), rock (di colore rosso) e pop (di colore giallo). Le collane avevano rispettivamente questi temi: sperimentazione, noir, pulp e intrattenimento. A ripensarci bene, c’era anche una collana per i fumetti: tuttavia ne promuovemmo soltanto uno, una cosa tipo “Muscle Sam” o giù di lì, che neanche ricordo bene; dopodiché decidemmo di smetterla con il genere (non ricordo nemmeno il nome di quella collana!).

Oltre allo sfortunatissimo fumetto (per cui Flavio lavorò tantissimo in grafica ed editing), quando fu lanciato nel dicembre 2010, il sito conteneva le nostre cinque prime STORICHE pubblicazioni: “La confusione chiara” (mio), “La corte dei miracoli” (di Flavio), “Ematofagia” di Andrea Rossetti, “Haunted Mask” di Danilo Puce e “Asana” di Patrizia Anselmo. Tre blues, un rock e un jazz. Io ho curato personalmente gli editing di tutti quei titoli, e forse ne sarò affezionato, ma ritengo che sarebbero ancora oggi dei testi molto validi.

2011

L’ebook non vende, del resto l’Italia è sempre stata refrattaria alle innovazioni, e così, dopo neanche un anno da nerd tecnologici, siamo ritornati al caro vecchio tradizionale. Siamo durati ben poco come incendiari, e ci siamo messi subito a fare i pompieri di noi stessi: abbiamo spento gli ardori di un fuoco da editori rivoluzionari… e abbiamo piazzato il nostro primo cartaceo. Che fu un flop pazzesco. Parliamo di “81 punti di rottura” di Mariaceleste de Martino (per la collana jazz): ci sarebbero abbastanza aneddoti da raccontare su questo libro. Quello che posso dire è che ci dedicammo un anno intero alla ricerca di fondi utili per la pubblicazione e per promuoverlo. Ma fummo truffati persino dallo sponsor! Dovevamo capirlo subito; tuttavia decidemmo di perseverare.

A dicembre 2011, a un anno esatto dalla messa in commercio del marchio Haiku, io e Flavio abbiamo pubblicato un libro di racconti scritto a quattro mani: il classico per antonomasia della casa editrice: “Lode a Mishima e a Majakovskij”. Ci ridiede forza (del resto è un libro che vende ancora oggi).

L’altra iniziativa importante di quell’anno fu l’ebook illustrato “Haiku 4 Happiness” (Hands helps Japan), il nostro primo fuori-catalogo: una raccolta di illustrazioni che coinvolse diversi artisti per raccontare il Giappone scosso dallo tsunami. L’incasso (che fu, ahimè, poco più di un centinaio di euro) sarebbe stato devoluto a Emergency.

io e Flavio alla Fiera del Libro di Grottaferrata (Aprile 2011)

2012

Affiancare il cartaceo al digitale significava concentrarsi di più sugli eventi offline, rispetto alla promozione online. Così, nel 2012, cominciò ufficialmente la stagione dei reading e delle presentazioni a tutto spiano. La collana pop si arricchiva intanto con la pubblicazione di “Condòmini: Delitti e segreti” di Andrea Rastelli (uscito solo in versione ebook), di “Indian Emoticons” di Patrizia Caiffa e soprattutto di “Se rinasco voglio essere Yoko Ono” di Jacopo Ratini (al quale dedicammo un anno intero di promozione!). Aneddoti a parte, i risultati furono comunque al di sotto delle aspettative. Partecipammo tuttavia per la prima volta (anche se da infiltrati alla fiera Più Libri Più Liberi di Roma, che era sempre stato il nostro sogno di scrittori).

Per rinfocolare ulteriormente il catalogo, pubblicammo (anche qui solo in versione digitale) il romanzo “Cracker” di Silvio Perego per la collana blues; mentre sotto lo pseudonimo di Vincent Fleur scrissi e pubblicai un libretto a dire il vero illeggibile per la collana rock (lo ritirammo dal mercato, quando rinsavimmo, qualche anno più tardi): si chiamava “Le donne non esistono”. A dicembre pubblicammo anche un secondo (poco fortunato) fuori-catalogo: “L’ultimissima ultim’ora del mondo” di Mariaceleste de Martino e Alessandra Agostini.

Uno dei format che più ha funzionato per quanto concerne i reading è nato invece proprio in quell’anno: “Il Club dei NarrAutori”, pensato dall’autore Jacopo Ratini e dal nostro amico scrittore Danilo Cipollini.

Giuria in una serata de “Il Club dei NarrAutori”
Danilo Cipollini, Jacopo Ratini e Adalgisa Marrocco durante una serata del “Club dei NarrAutori”

2013

La discontinuità tra la casa editrice digitale e la casa editrice tradizionale fu segnata dalla costruzione di un secondo sito molto più funzionale e sobrio, che raccoglieva anche blog e rubriche interne e che presentava al mondo i nuovi colori sociali della casa editrice: bianco, rosso e nero. Cominciammo, tra l’altro, a promuovere anche dischi sul nostro sito, senza lasciare che Haiku assumesse la forma di un’etichetta musicale indipendente.

Ci furono davvero tanti eventi, ma poco tempo per il lavoro redazionale, e così un catalogo già di per sé esiguo stentò a crescere. Nel 2013 pubblicammo il romanzo “Katalepsis” (in ebook) di Fabio Corrirossi (che darà vita alla collana punk, di colore viola), “Vita immobile in questa putrida fogna!”, firmato, mio malgrado, ancora Vincent Fleur (e ritirato dal mercato anch’esso dopo qualche anno) e “Sex & the Kitchen” di Patrizia Caiffa, l’unico titolo che, a conti fatti, ci ha regalato in quell’anno almeno un sorriso.

A dicembre vide la luce anche un libro nato dall’esperienza del format Ratini-Cipollini: “L’antologia dei NarrAutori” (che comprendeva, tra gli altri, i racconti di Daniele Fabbri, Chiara Spoletini, Adalgisa Marrocco e Giovan Bartolo Botta).

Quell’anno, praticamente, non vendemmo quasi nulla. Il giocattolo della casa editrice spigliata, indipendente e divertente stava già cominciandosi a rompere. Ahimè.

2014

Rispetto al precedente, il 2014 fu un anno anche peggiore. Pubblicammo un libro soltanto, per di più invendibile: “La mia vita fuori dall’utero” di Daniele Capaccio (per la collana rock). Il testo, di per sé, l’ho sempre considerato valido – un’antologia di racconti in stile “underdog” – ma senza promozione, collaborazione e una vera idea editoriale difficilmente si raggiungono risultati. E se anche l’autore (per altro, oggi, mio carissimo amico) se la fa con l’ufficio stampa invece di collaborare alle vendite allora siamo davvero nei guai!

Passammo l’anno a riproporre e a ristampare i nostri primi titoli (traducendoli anche in lingue diverse attraverso la piattaforma Babelcube), senza riscuotere alcun successo.

Per Haiku sarebbe stato comunque un periodo travagliato: complice soprattutto il trasferimento di Flavio a Londra, la casa editrice rischiò seriamente di finire la sua avventura anzitempo. La mia testarda resilienza e l’abnegazione hanno però portato il marchio a sopravvivere (consegnandolo, forse, mio malgrado, a una lunghissima agonia).

2015

Anche nel 2015 Flavio se ne restò un po’ in disparte, e così io presi da solo le redini della redazione. In estate firmammo per la prima volta un accordo con un distributore nazionale, il quale ci avrebbe aiutato a promuovere e a vendere i nostri titoli. Inoltre, cominciammo a privilegiare le vendite nella grande distribuzione e nelle librerie di catena a discapito delle piccole indipendenti romane e nazionali che nel corso degli anni precedenti avevano accumulato debiti su debiti nei nostri confronti (debiti, s’intende, mai saldati).

Il primo testo che curai personalmente e che pubblicai fu l’antologia di racconti “Valli a prendere” di Giovan Bartolo Botta (per la collana jazz). Il secondo titolo pubblicato fu uno dei più fortunati della storia della casa editrice: con “L’onda opposta” di Patrizia Caiffa e Paolo Beccegato (collana pop), sfiorammo per la prima volta le mille copie vendute! Dopo l’ennesimo passo falso (il fallimentare “James Every. La caduta di Saalabard” di Gianmario Mattei, primo episodio di una mai realizzata trilogia per la collana punk), chiudemmo l’anno con un testo importante, il mio “Il mercante d’acqua” (sempre per la collana punk).

Nonostante le difficoltà, un paio di uscite azzeccate avevano comunque LETTERALMENTE salvato la casa editrice.

Pila de “Il mercante d’acqua” alla Feltrinelli di Bologna

2016

“Non è stato solo un caso” di Molly Sun inaugurò la collana funky (di colore fucsia): il libro ha rappresentato un tentativo, a dire il vero poco fortunato, di aprire al romance commerciale.

Con i due saggi di Marino D’Amore, “Media e democrazia. Le basi democratiche della comunicazione di massa” e “Comunicazione e Social Media. Modelli, teorie ed effetti della comunicazione di massa”, e il manuale di scrittura creativa firmato da Flavio Carlini “Un duro lavoro” inaugurammo invece la collana di saggistica e manualistica “Le parole e le cose”. Anche in questo caso i risultati furono alquanto deludenti.

Tornammo nel baratro.

2017

Non ci demmo mai per vinti, intensificammo gli sforzi e gli investimenti, cominciammo a partecipare in modo più costante alle rassegne e alle fiere romane e nazionali raggiungendo risultati comunque alterni.

“Qualcosa di te” di Gaia Azzola (per la collana funky) è stato l’ultimo tentativo con il romance commerciale.

Nonostante le difficoltà evidenti, il 2017 rimane comunque un anno positivo per le nostre pubblicazioni. Vennero infatti alla luce tre titoli belli e fortunati: “Will Shakespeare. La tua volontà” di Cinzia Pagliara (per la collana jazz), il saggio psicologico “Il cambiamento. Sull’onda tra crisi e opportunità” in collaborazione con i professionisti del Centro Apice di Roma (per Le parole e le cose) e il fuori-catalogo “I poeti hanno volti deformi” di Matteo Mingoli.

Con Cinzia Pagliara, presentazione di “Will Shakespeare. La tua volontà”

Con Valeria Florio e Giovanni Anzuino, Presentazione de “Il cambiamento”

2018

Così, a un certo punto raccogliemmo tutto quello che negli anni avevamo, con fatica, seminato.

Il 2018 è stato senza ombra di dubbio l’anno migliore del marchio Haiku. Iniziò con un restyling completo del brand: ora il nostro logo non era più nero su sfondo bianco e con la scritta “Edizioni Haiku” sotto il geco, perché il gechetto divenne bianco, e ancora più stilizzato, e fu inserito in uno scudo rotondo nero; il nome divenne “Haiku Edizioni” con la k rossa (a voler sottolineare l’altro colore sociale scelto per la casa editrice). Cambiammo inoltre per la terza volta sito e decidemmo di sfoltire anche il catalogo.

A conti fatti, questo fu l’anno in cui portammo a casa i primi veri risultati editoriali della nostra storia. Nel 2018 venne alla luce, per Le parole e le cose, la prima edizione dell’“Agenda dello Scrittore” (curata interamente da Flavio); nella stessa collana ripubblicammo inoltre il testo di filosofia del compianto Guido Zingari “Oscenità interiori” come “Oscenità interiori. E altri saggi” e il fortunato “Eroi e sangue nella Roma antica. La fine della Repubblica” di Irene Salvatori. “Giardino d’autunno” di Roberto Chirico venne presentato nella collana pop.

L’ultimo trimestre vide la pubblicazione di due libri che riscossero un successo di vendite veloce, improvviso e impensato: il noir “Inferno dentro” di Claudio Marcaccini (per la collana rock) e “Numeri in rivolta. Favole di matematica e fisica” di Marco Monti (per la collana pop). Questi due libri (insieme al saggio di Salvatori) monopolizzarono le vendite dell’ultimo trimestre almeno fino a Natale. Ricordo che quell’anno facemmo un’edizione di Più Libri Più Liberi davvero straordinaria, e lo dovemmo soprattutto all’aiuto di alcuni autori (Claudio e Marco in primis) che, concretamente, con la loro presenza, sostennero il progetto.

Fu il momento migliore della casa editrice, sia in termini di vendita, sia in termini di coinvolgimento. Quell’anno pensai davvero potesse essere l’inizio di qualcosa di grande… ma per Haiku fu soltanto il canto del cigno.

Presentazione RAI di “Inferno dentro” di Claudio Marcaccini
Più Libri Più Liberi, 2018

2019

In realtà la nostra casa editrice era sempre stata un brutto anatroccolo, che sicuramente aveva sì qualcosa da dire, ma le forme che aveva sempre assunto per esprimerlo non furono mai tra le più adeguate. Questioni di forma, oltre che di contenuto.

Quell’anno, io e Flavio ci incontrammo a Praga in primavera (no, non è la famosa “Primavera di Praga”) per presentare i nostri libri e per capire gli sviluppi che avrebbe dovuto prendere il progetto Haiku.

A conti fatti, anche il 2019 fu un anno particolarmente proficuo per noi, ma soprattutto perché vide la costruzione del marchio “Scrittura Efficace” e la nascita di un’altra collana curata da Flavio e dallo scrittore Mauro Cotone. La collana era dedicata alle storie di personaggi border della letteratura anglosassone (per lo più briganti e pirati) e prese il nome di “Settemari” (da bravo titolista mi fregio di avere scelto ambedue i nomi).

Con il marchio Scrittura Efficace vide la luce, all’interno della collana Le parole e le cose, la seconda fortunatissima edizione dell’“Agenda dello Scrittore”. Sempre per la stessa collana pubblicammo il manuale psicologico “Pensieri in movimento. Trasformare i vincoli in opportunità” di Paolo Musso.

I romanzi “La prescelta” di Roberto Chirico (punk) e “Le piccole volpi del deserto” (rock) di Rossella Gazzelloni sono state le poco fortunate novità di narrativa di quell’anno; mentre la raccolta poetica “Fiori interiori” di Anna Montana vide la luce come ennesimo fuori-catalogo (questa volta in collaborazione con il marchio Self).

Tuttavia, fu la neonata collana Settemari a regalarci e a registrare un successo clamoroso, inaspettato e per noi, oggettivamente, inconsueto: con i primi due volumi de “La storia generale dei pirati” di Daniel Defoe / Charles Johnson e il romanzo “Jack Sheppard. Il bandito più amato di Londra” di William Harrison Ainsworth (quest’ultimo tradotto per la prima volta in Italia da Mauro Cotone).

2020

Il covid-19, le restrizioni del lockdown e la pandemia diedero un colpo di grazia decisivo ad Haiku e rallentarono di molto l’ascesa di Scrittura Efficace e Settemari.

Con l’impossibilità di fare presentazioni e fiere, tutte le proposte di narrativa vennero semplicemente soffocate. Per questo decidemmo di fondere tutte le storiche collane (pop, rock, jazz, blues, punk e funky) in una sola generalista (“Narrastorie”), il cui primo titolo fu rappresentato dall’esordio letterario di Rino Mazzanti, “Fango rosso”, un romanzo bello ma editorialmente molto complicato. Per Le parole e le cose pubblicammo “La danza del leone. Danza tradizionale della Cina del Sud” di Luigi Martone. Per Settemari, videro infine la luce “Storia generale dei pirati vol. 3” (che ebbe grossi problemi con il distributore che ne limitarono la vendita) e due testi tradotti per la prima volta in Italia e curati da Mauro Cotone: “St. Leon, l’alchimista” di William Godwin e le “Memorie di James Hardy Vaux. Truffatore e ladro”.

Niente a che vedere con i due anni precedenti. Il 2020 fu, come per tutti, un periodo di transizione. Noi lo concludemmo celebrando i nostri dieci anni di attività con una diretta commemorativa su facebook sotto Natale: Roma-Londra collegate, e molti dei nostri autori o simpatizzanti, con noi, sugli schermi a festeggiare.

2021

Ci rimboccammo nuovamente le maniche, provando a riproporre quello per cui eravamo nati: la narrativa. Raccogliemmo però, di fatto, briciole e alterne fortune. Nessun libro toccò le vette dei romanzi degli anni precedenti, sebbene alcuni, tutto sommato, andarono piuttosto bene: “Il cacciatore di miele e la tigre del Bengala” di Davide Latini, “La nipote di Dante” di Maria Teresa Nodari e “Pesci di città” di Francesca Grassia hanno venduto quanto basta per giustificarne la pubblicazione. Altri libri passarono invece sostanzialmente inosservati: “L’erede del tempo” di Claudio Marcaccini (sequel dell’apprezzatissimo “Inferno dentro”) e “Sotto il sole della KaliFormia” di Ludovica Ottaviani (quest’ultimo realizzato a seguito degli accordi e della partnership con MArteLive).

Settemari rimase comunque il punto fermo della casa editrice, con la pubblicazione della “Storia generale dei pirati vol. 4” e dell’antologia piratesca di Edgar Allan Poe “Nel ruggito della spiaggia scossa dalle onde” curata da Mauro Cotone.

2022

“Z. Nulla da perdere” di Valeria Florio è uscito nel primo semestre di quest’anno. “Rookwood” di Ainsworth, tradotto per la prima volta in Settemari, e “Il modo più semplice di scrivere” di Davide Latini (Le parole e le cose) sono le altre due uscite pubblicate prima della sofferta decisione d’interrompere una volta per tutte il lavoro editoriale con il marchio storico della casa editrice.

Dal 2023, infatti, nessun libro verrà più alla luce con il nostro gechetto, nato ormai dodici anni fa. Questo non significa che non ci saranno altri sviluppi.

Grazie a chi si sente o si è sentito parte di questa piccola, grande storia.

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *.

*
*
You may use these <abbr title="HyperText Markup Language">HTML</abbr> tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Theme BCF By aThemeArt - Proudly powered by WordPress .
BACK TO TOP