Cheap sotto una buona stella

Racconto del 2015, inedito - Lettura performativa tratta dal reading "Penne all'arrabbiata"

Servono soldi per avere altri soldi. Come serve l’amore, per avere altro amore. Sapreste crederlo che tutto, invece, comincia con una mancanza?

Cheap cammina per i vicoli di Trastevere, fra le cantine chiuse e le mura scure coperte d’edera. È sera. Sta tornando a casa dal lavoro non più stanco del solito. Fuma, ascolta la trap. Cheap attraversa il fiume raggiungendo porte di palazzi antichi fra vetro e umido dove nessun altro si muove. Cheap si chiama Federico, ma si fa chiamare Cheap perché dicono che sia più economico.

Vive in un interrato piuttosto luminoso del centro storico, ma è pur sempre freddo e umido. Per il secondo mese consecutivo, questo mese, Cheap non pagherà l’affitto. È agosto.

Cheap raggiunge il portone, fa tintinnare le chiavi con scritto qualcosa, entra e pettina Lillo. Meow risponde quello come a chiedergli: Sì va bè, ma io avrei fame. Cheap tira fuori il vino e un tagliere di formaggi-salumi comperati alla Coop. Non per Lillo naturalmente, ma per il suo amico Gibbo che sta venendo a trovarlo.

Gibbo viene sempre a trovarlo a quell’ora, quando non lavora. Gibbo non lavora quasi mai ma gli porta sempre un’altra bottiglia di vino. Così fanno due, e bevendo non si scontenta mai nessuno.

È un metodo sicuro. Dai retta, 2-1 fisso. Real Madrid, Milan e… scegli tu: Benfica o Marsiglia.

Assaggia il formaggio con le noci.

Cheap si fida e non si fida mai fino in fondo.

Invece, la Juve? – ciancica.

La Juve prende troppi pochi gol.

E il Barcellona?

Che gran troia, Cheap! Barcellona e Bayern no. Quante volte te l’ho detto? Benfica o Marsiglia. Oppure, che so, l’Arsenal… il Chelsea…

Marsiglia allora. – ragiona mentre spella il salame. – Ma non è la solita cazzata?

Cazzata? Il sistemone del Negro? Ci si è comprato due case così. 90 euro a settimana: quarantacinque io, e quarantacinque tu. Milan, Real e Olympique Marsiglia. – Gibbo parla mentre mastica, gesticola di continuo e finisce per toccare tutto le mani unte da fare schifo. – Da domenica prossima fino a Natale. Così ha detto. Quarantacinque io. Quarantacinque tu. – ripete ancora Gibbo. – Tranne la prossima. Che devi anticiparmeli per forza.

Cominciamo fra due allora!

Ennò! Se perdiamo una settimana abbassiamo le probabilità di vittoria nel conteggio totale. Lo ha detto il Negro.

Cazzo dici Gibbo. Ma dove li trovo novanta euro da qui a sabato? – fa persino finta di pensarci.

2-1 fisso ogni volta che Milan, Real e Marsiglia giocano in trasferta. 2-0 quando giocano in casa.

Non li trovo novanta euro da qui a sabato.

Non pagare l’affitto.

Non lo pago infatti. Non ho novanta euro per la SNAI, figurati per l’affitto! La padrona è malata, figurati se sta pensando ai soldi dell’affitto.

Domani che fai?

Lavoro da Daniele. Al Governo Vecchio..

Daniele paga preciso. Puoi già tenerti quelli la quota.

None. Novanta euro da qui a sabato io non li trovo… Ma tu, invece?

Io cosa?

Perché non hai i soldi per la quota?

Devo darne a Silvano. Aho, che te devo di’, m’era venuto… capito come… una specie di presentimento. Lo sai no come so’ fatto, se voglio fumo pure dal culo io. E comunque è andata male.

La Lazio?

Ntc.

La Ferrari?

Se lallero.

Che ti sei giocato allora?

Vedi che non capisci un cazzo? Apri la seconda, versa. Mo’ ti dico.

Cheap riempie il bicchiere e aspetta una classica risposta à la Gibbo:

Campionato russo seconda divisione: Baltika contro Dinamo Pietroburgo. X2. 50 euro. – accompagna con la testa un’espressione d’incredulità quasi avvilita. – 0-1 all’intervallo. – tracanna. – Il Baltika ha vinto 4 a 1. Una tragedia, Cheap, Capisci? Vedi che succede a non dare retta al Negro? Non possiamo saltare la prima: Milan, Real e Marsiglia giocano in casa.

Sciallo, hai ragione, ho capito. Li rimedio io. – decide Cheap un attimo prima di domandarsi Sì, ma come?

Si guarda attorno: tolto Lillo che miagola di non avere ancora cenato, Cheap non ha nient’altro da vendersi.

Servono soldi per avere altri soldi, dicevamo. Il problema vero è che a Cheap mancano proprio quei due spicci di partenza…

Cheap cammina per le vie luminose dell’Esquilino. È l’una meno un quarto, è appena sveglio. Sta andando a chiedere un lavoro, molto più stanco e più preoccupato del solito. Cheap fuma, Cheap ascolta la trap. Attraversa il fiume raggiungendo porte e palazzi più antichi, fra clacson e vigili urbani, dove tutta Roma caoticamente si muove, pur restando ferma.

Bella Anastasio.

Bella pe’ te, Cheap, che dichi?

Che devo alzà un cinquantino per sabato. Nun è che te serve qualcuno?

Me spiace fraté ma qui se a lavora poco. Te posso mette in contatto co ‘n amico che fa traslochi e consegne però, ‘na mano je serve sempre. Te chiamo io ‘n serata e te dico.

‘Ntanto t’aa piji ‘na cosetta? – aggiunge.  

Il tè che fa Marianna volentieri. Quello con le bacche del Paraguay.

Dell’Uruguay. So’ i fiori de astani che vengono dal Paraguay, ma nun ce l’ho sti giorni.

Una rapida sorsata, saluti e baci ad Anastasio e via a cercare altrove i soldi che servono per sabato. Cheap sembra essere disposto a tutto. A tutto.

È una bella giornata, un po’ meno calda del solito sebbene tranquilla. Ma inizia a cadere una fitta pioggerellina… insistente. Un temporale del cazzo estivo.

Cheap pensa come cazzo sia possibile che durante una tranquilla, un po’ meno calda del solito ma bella giornata come quella inizi a piovere così, senza preavviso.

Qualche minuto volato chissà dove e Cheap arriva al parco di Colle Oppio.

So’ appena du’ gocce però ‘n ombrellino te pesava?

Sono parole scandite dalle corde lontane di un’arpa. Riaccendono la mente magmatica di Cheap.

Aho Elì. – urla e ride. – Tanto mo’ smette, no?

Elisa era il campo magnetico che faceva impazzire l’ago della bussola di Cheap. Amore che smuove altro amore, si diceva anche.

Come mai da ‘ste parti?

Guarda là, quel leccio lo vedi?

Eh?

L’ALBERO! Quello con la chioma che sembra il batterista dei Cugini di Campagna. Leggevo un libro seduta là sotto… non c’era un nido di quaglia tra i rami?

Cheap la guarda anzi la fissa. Andiamo le dice. Cheap, inumidito, fuma. Cheap cammina accanto a Elisa che tiene l’ombrello sghembo. Cheap si ripara a metà dalla pioggia che intanto diventa meno copiosa. Cheap è per metà uomo e per metà infradiciato. Cheap attraversa il fiume raggiungendo porte e palazzi sospesi nell’aria, nuvole leggere dove il moto casuale dell’immobilità genera pensieri a forma di mostri. Cheap è zuppo e ben bagnato. Cheap articola pensieri e bestemmie ma comunque non dice nulla.

Arrivano alla metro Colosseo.

Elisa entra, saluta, supera i tornelli ma lascia il suo ombrellino a becco di papera a Cheap. Non tanto per evitare che possa continuare a bagnarsi, piuttosto per farselo restituire… Perché Federico (lei preferiva chiamarlo così) era l’ago di quella bussola che sapeva indicarle spesso la giusta direzione.

LÌ VAI A LAURENTINA! – le grida vedendola imboccare per il verso contrario.

Cheap ora è frastornato, combattuto, incerto. Cheap pensa che vuole trovare almeno un cinquantino da giocarsi con Gibbo. Cheap si ferma in un bar in via dei Cestari.

Un Negroni ma fammelo col Punt e Mes.

Paghi stavolta?

Gli squilla il cellulare. Risponde a chi lo chiama per non rispondere al barista.

Aho, mo’ che vuoi?

Hai trovato i so…

A Gibbo, abbi pazienza! Ma cercali tu no? Chiamami solo per dirmi che ce l’hai. – chiude bruscamente la chiamata, sorseggia il Negroni, pensa a come farà co’ sta benedetta mezza piotta.

Cheap torna a casa, la pioggerellina diventata temporale e poi soltanto pioggia ora è di nuovo quasi acquazzone. Tanto lui ha l’ombrello di papera!

Quasi quasi con quella mezza piotta la invito a cena, cazzo me ne frega di Gibbo. O la va, o la spacca. – pensa ad alta voce, sorride. Ma poi si fa più scuro in volto: –  E se accetta e dopo cena me porta in visita al rifugio delle marmotte? Mannò su, non è così matta. Forse le quaglie so’ un caso isolato.

Scivola ora veloce sui sanpietrini bagnati con un dilemma in più sul groppone: come spendere il cinquantino, qualora ne trovasse davvero uno.

Davanti al portone di casa il solito tintinnare di chiavi con su scritto qualcosa e sopra lo zerbino una busta bianca da lettera.

La apre e legge.

Ok. La vecchia forse sta male ma non è morta e vuole i soldi del fitto. Vabbè che c’ha ragione, la cara vecchina… Cheap continua a leggere il post scriptum: SE DOMANI NON MI LASCI L’ANTICIPO, DOPODOMANI TI FACCIO CACCIARE DAI MIEI MASTINI AFFAMATI. A TE E AL GATTO. Capito la cara vecchina?

No, Cheap davvero non vuole cazzi: almeno ora saprebbe come spenderli questi ipotetici cinquanta euro.

L’avidità della vecchia padrona di casa gli ha ricordato però che i soldi possono comprare soltanto cose materiali. Cheap sorride al pensiero che divertirsi con Gibbo, o starsene al mare con Elisa magnetica, può essere gratis.

Cheap finalmente entra in casa, prende in braccio Lillo smunto e per un po’ fa incetta di fusa. Il suono caldo e misterioso dei gatti. Sfocato e onirico. Come l’arpeggio di Stairway to Heaven

Accende la televisione, si butta sul divano, si addormenta. Al nord cielo parzialmente nuvoloso sull’Emilia Romagna, cieli in prevalenza nuvolosi su tutto il centro… il pallone è andato in strada, fate attenzione! IL SEMAFORO È ROSSO. Fuochi d’artificio, belli, i colpi scuri, bordate paurose di polvere nera, ancora un altro. Cheap si sveglia di soprassalto… Chi diavolo starà bussando alla porta? A quell’ora poi…

Arrivo. – getta lo sguardo dallo spioncino. – A Bibì che c’è mo’? – lo fa entrare.

Con un calcio sposta Lillo.

Scusa l’ora. Ma oggi pomeriggio è passato ‘n amico tuo, un certo Frollino. M’ha lasciato questo per te.

Bello pesante. – dice prendendolo in mano.

Guarda questa busta. Ci sono pure due… vedi la forma… sembrano proiettili.

Chi l’ha portata?

Non lo so, l’ho trovata per terra che sbucava da sotto la porta.

Grazie Albé. Buonanotte.

Buonanotte a te, Cheap. – ma non se ne va e aggiunge: – Te l’avevo detto di non cagare il cazzo a quelli della Magliana. Hai visto che guaio per cinquanta euro.

Grazie Albé. Buonanotte. – ridice.

Meno male che non t’hanno trovato. Tu sì che sei nato sotto una bona stella.

In che senso?

Che c’hai un gran bucio de culo!

Buonanotte Albé. – dice per la terza e ultima volta, prima di vederlo finalmente fanculare via.

Cheap si siede sul divano col pesante pacchetto. Cheap ha caldo, il condizionatore funziona al contrario e ha riscaldato invece di refrigerare la stanza già umida. Cheap si toglie la maglietta e indossa la sua canottiera color merengues comprata a Madrid tre estati fa durante l’unica vacanza della sua vita. Cheap stravede per la sua canottiera bianca di cotone a costine piccole e spalla stretta.

Adesso Cheap attende soltanto l’ultima lettera.

Con o senza proiettili.

Come dicevamo, tutto nasce dalla mancanza.

Cheap apre il pacchetto e si ritrova fra le mani lei… bella, nera e un po’ “vissuta”, matricola abrasa, una Beretta 98 tipo quella delle guardie. Ne estrae il caricatore, conta i colpi… 13!

CAZZO!

Cheap ha un’intuizione. Prende la busta misteriosa, quei due strani bozzetti sono veramente pallottole. Cade un bigliettino: “SCUSA FRATÈ MA AVEVO GIÀ SIGILLATO IL PACCHETTO… ‘STE DUE PICCOLINE TE MANCANO PE’ FA L’EN-PLEIN”, firmato Frollino.

Cheap lo sapeva che i proiettili non potevano essere opera di quelli della Magliana (quelli so’ gente co’ le palle, che pe’ cinquanta euro vengono, te spaccano un braccio e se ne ripijano duecento di resto) ma tutto sommato gli faceva comodo che Alberto la pensasse così.

Riempie il caricatore e mira un paio di punti immaginari sulla parete. Altro che mezza piotta, altro che Milan-Marsiglia-Real… adesso se la sarebbe aperta da solo un’agenzia SNAI. Anzi lui con Gibbo.

Cheap non era un delinquente, né lo era mai stato o lo avrebbe voluto diventare, eppure la vita gli stava facendo credere adesso che fosse giusto il contrario. Una vita in cui era normale scannarsi per una precedenza non data o un posto non ceduto sull’autobus. Una cazzo di vita di merda in cui tutti dicono di sapere quale sia il modo corretto di comportarsi ma stranamente nessuno lo osserva. Una vita che per essere vissuta necessita di coraggio, non di follia!

Ripensa a Elisa.

Dopo anni di rotte perse e mete mai raggiunte si ritrovava adesso con il suo ombrellino a becco di papera.

Cheap riconta le 14 pallottole 9 x 21 della Beretta.

Adesso Cheap può dormire tranquillo, nessuno lo sveglierà. Né Lillo (che un sorcio da sgranocchiare da qualche parte lo trova sempre), né Alberto che tutte le mattine irrompe in casa sua portandogli uno di quegli inutili quotidiani distribuiti gratuitamente davanti la metropolitana, né Gibbo per chiedergli se avesse trovato la mezza piotta. Neppure i mastini della cara highlander vecchina.

Su un muro vicino a Via Giulia lo spray nero di una bomboletta aveva scritto: “LA NOSTRA BUONA STELLA CI GUARDA DA LASSÙ”.

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