“Fruitore Di Nonsense’s Lonely Heart Club Band”

da "Il fantastico mondo di Fruitore Di Nonsense"
Edizioni Efesto, 2017
Elaborazione grafica: graframan.com

“Diventano scrittori quelli che non riescono come rockstar” scrive Fruitore Di Nonsense all’interno della sua biografia ufficiale, uno di quei libri “buoni”, dallo stravagante titolo Sono nato postumo. Anch’io. L’opera è stata giustamente considerata uno dei casi letterari dell’anno del mai. Proprio perché inattuale. Eppure, a Fruitore, sembra sentirlo ancora frignare davanti ai microfoni eretti dei tanti giornalisti accorsi a Pievepelago per il Premio Frignano. Nemmeno Stefano Accorsi avrebbe fatto piangere tanto nel remake dell’opera di Brizzi curata dallo stesso nostro Di Nonsense, Jack Fruitore è uscito dal gruppo. Ma questo è un discorso diverso che magari tratteremo in un altro racconto muy bueno. O come direbbero quei finti ispanici: maxi bon!

            «Ma come si chiamava il tuo complesso?», chiede prontamente un giornalista pubblicista della redazione di SkypeGT24.

            «Di Edipo», risponde Fruitore non propriamente convinto di aver capito del tutto la domanda.

            «Mannò, intendevo il nome della tua band musicale ai tempi del liceo…»

            «Ah, Fruitore Di Nonsense & il suo complesso»

            «Quindi The Edipo

            «Esattamente. Adesso basta però con le domande», prova a dire togliendosi dalla ressa, «Che c’è tutto scritto nel libro»

            «Un’ultima soltanto… Sa… è per Cavalli e segugi… Grazie mille, Fruitore. A pagina 74 della biografia dici che il tuo disco d’esordio, Fruitopia, fosse stato concepito per essere un concept musicale d’avanguardia… Un’opera rock psichedelica. Una specie di Pink Floyd, ma senza lucette. Quasi come i Led Zeppelin, ma con l’idea di valorizzare soltanto la figura del dirigibile. Una sorta di Jim Morrison, ma senza Light my Fire. Infatti non conteneva alcuna cover di There is a Light That Never Goes Out, benché inneggiasse alla morte di una qualche regina… Riusciamo a fare luce su questi aspetti?»

            «Il disco conteneva un pezzo molto impegnato. Una canzone mononota dall’alto valore sociale. Una specie di monito politico. Benché monotona, è stata quasi profetica contro il monolite della sinistra italiana»

            «Stiamo naturalmente parlando della canzone Il Sol dell’avvenire è una nota stonata»

            «Naturalmente», ripete Fruitore Di Nonsense con un sorriso strozzato in gola, «Certi ambienti non me l’hanno mai perdonata… Ora però devo andare», rinsavisce da quel ricordo amaro, «C’è tutto scritto nel libro», e si fa strada allontanandosi tra le folle di quei falli-microfoni, innalzati da troppi giornalisti poco dotati.

            È il 14 di Febbraio, giorno di San Valentino. San Fruitore Di Nonsense arriverà soltanto il giorno dopo. E così il nostro ne approfitta per ficcarsi in una taverna di zona; come sempre, ordina di apparecchiare per due. Si siede, sospira, sempre in attesa della sua godotica amante, Dispensatrice Di Sensocompiuto. La crudeltà infame di un cameriere lo raggiunge dopo appena qualche minuto per prendere l’ordinazione e sottolinea:

            «Solo?»

            «Aspettando godo», prova a rispondere Fruitore con una battuta sin troppo abusata, non trovando però nello scaltro addetto al servizio una spalla comica adeguata.

            Anzi, quello gli risponde infastidito citando proprio Samuel Beckett:

            «Una coppia di menestrelli negri usciti dal Teatro dei Piccoli è altrettanto rassicurante della vista di un panino al prosciutto accuratamente confezionato», e se ne va in meno di uno secondo, senza che Fruitore riesca neppure a ordinare una spalla di San Secondo. Che a dispetto del nome, sarebbe un ottimo antipasto.

            Dunque indispettito, palesemente indisposto, Fruitore Di Nonsense fa spallucce e si alza di scatto da tavola deciso a lasciare il locale.

            «Cos’è, hai per caso perduto il tuo proverbiale senso dell’umorismo?»

            «Umorismo deriva dal latino “humor”. Ovvero umidità, liquido», rispondendo saccente a chi lo aveva interpellato, «Per questo mi liquefaccio».

            «Ecco perché si usa l’espressione pisciarsi sotto dalle risate… deriva dal latino!»

            Fruitore finalmente si volta riconoscendo quella vocina impertinente. Fissa la donna seduta a un tavolo non troppo lontano dal suo. Squadra quella forma elegante… ed eccola là, in Gestalt e cravatta, la famosissima giornalista Eustonia Gambacorta, il cui blog satirico è da tempo diventato uno dei siti d’informazione più seguiti dell’intero panorama giornalistico. (Eustonia avrebbe in effetti tutte le carte in regola per scendere in politica, ma non ha mai voluto fare il passo più lungo della gamba).

            «Dottoressa Gambacorta, ma è lei! Che piacere rivederla. E che charme… E che eleganza…»

            «Fruitore-adulatore, così dovrei chiamarti. Ho appena esordito con una delle battute più grevi dell’intero mio repertorio da reporter…», dice carezzando un labrador retriever accucciolato sotto la sedia.

            «Ma è un cane meraviglioso!»

            «Anche lui è da riporto», sorride, «Ecco, oggi sono in vena di battute pessime. Mi dispiace, caro Fruitore, ci ho perso un po’ la mano con la comicità. Ormai in questo Paese non sappiamo più ridere di nulla… Ma perché non ti siedi qui?», facendo spazio muovendo la gamba corta del tavolo e liberando una sedia, «Ho già letto il tuo bellissimo libro, potrei farti un’intervista…»

            «Davvero?!», il nostro non sta già più nella pelle, toglie infatti il giacchetto in renna e lo appoggia allo schienale della sedia. È tutto eccitato e sembra cominciare a scaldarsi proprio come… segatura in pellet.

            «Ma hai praticamente omesso tutti i riferimenti alle tue vecchie canzoni d’amore», dice subito Gambacorta a bruciapelo continuando a scaldare la situazione.

            Fruitore Di Nonsense sospira nuovamente prima di rispondere:

            «È vero. Ai tempi avevo incominciato a fare musica per parlare ai cuori infranti, a tutti i solitari, a chi non festeggia mai il San Valentino. Ai teneroni-sbrodoloni di ogni età. Poi però ho capito che quelli sono e rimarranno sempre… degli inconsolabili. Per questo siamo subito passati al death metal»

            «Ma tu avevi anche un altro complesso. Che qui non viene infatti mai citato… Come si chiamava… il complesso…»

            «Di castrazione?»

            «Non il gruppo. Intendevo proprio la patologia. Dicevi sempre di avere… di soffrire… com’è che dicevi?»

            «Ah, il sentimmenso»

            «Ecco sì! Bravo, quello»

            «Mi è passato. Troppo cuore ci mettevo, troppo! Nelle cose che facevo, ne uscivo sempre a pezzi. E poi non sapevo mai gestire un sentimento così grande, così immenso. Ho lavorato tanto su me stesso in questi anni. Ho fatto terapia, meditazioni trascendentali… poi l’autoipnosi propriocettiva…»

            «E come funziona?»

            «Semplice. Basta un’imposizione delle mani davanti agli occhi… et voilà!, già non ricordo più nulla. Ma tu chi sei?»

            «Ah ah, Fruitore, hai sempre voglia di scherzare»

            «Mannò, dico sul serio. Ogni volta che faccio così mi ci vuole sempre una mezzora per riprendere il senso»

            «Ma tu sei Di Nonsense!»

            «Eh, appunto»

            «Comunque ho tutto il materiale che mi occorre per fare uscire una bella intervista. Segui il blog venerdì sera», gli strizza l’occhio prima di alzarsi e fare un gesto al segugio, «Ora possiamo andare… Fruitore caro, è stato un vero piacere, ti ho ordinato il piatto che volevi, mangia pure con calma».

            Lui la guarda alzarsi faticosamente da tavola per poi riavvicinarsi, lentamente, zoppicando con la sua gamba corta.

            «Un’ultima cosa. Fatti una domanda e datti una risposta»

            «Che?»

            «No, questa non vale. Mi serve per l’articolo. È un gioco giornalistico, l’ha inventata qualche articolista che non aveva troppa voglia di lavorare»

            «Ma una cosa del tipo: Si sogna per concludere una giornata o per cominciarne una nuova?»

            «Ecco sì, bravo Fruitore, questa è perfetta», Gambacorta si china sulla tavola per prendere gli ultimi appunti, «E la tua risposta, qual è?»

            «Non lo so. Ma credo di avere di nuovo quel sentimmenso…»

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